Spalla dolorosa dell'atleta e spalla dolorosa degenerativa
Serata interessante quella che ha visto il dottor Eugenio Callari parlare di un argomento per specialisti, evidentemente ostico, che egli, con un atteggiamento molto divulgativo, è riuscito a rendere alla portata anche dei “non addetti ai lavori”. Il Dr. Callari, laureatosi in medicina e chirurgia all’Università di Bologna nel 1997 è dirigente di primo livello della sezione Ortopedia e Traumatologia dell'Ospedale Don Tonino Bello di Molfetta. Egli può vantare un ampio curriculum che lo ha portato ad occuparsi di questa branca chirurgica non ancora molto diffusa fin da una ventina d'anni. E’anche autore di numerose pubblicazioni nel settore e conferenziere in numerosi convegni sull'argomento.
Ha iniziato precisando che era costretto a semplificare molto trattandosi, appunto, di un argomento molto complesso, basti pensare che nella spalla figurano 30 muscoli e 17 gruppi muscolari e vi convergono tre articolazioni, che danno vita a movimenti molto complicati. Come primo approccio, si può subito dire che, in realtà, non vi è differenza fra i due concetti, quindi la spalla dolorosa dell'atleta e la spalla dolorosa degenerativa coincidono. La differenza tra le due si può individuare con l'anamnesi del soggetto, per età, sesso ed eventuale tipo di sport praticato. In effetti, i primi studi sulla spalla dolorosa dell'atleta risalgono agli anni 80 del secolo scorso e furono fatti in America nell’ambito del baseball. Il problema riguarda però tutti gli sport che comportano movimenti di braccio e spalla, come il nuoto, il tennis e il golf. Per quanto riguarda, invece, la spalla degenerativa, una delle cause principali è la calcificazione, che non si sa bene a che cosa sia dovuta e molto probabilmente è originata da problemi di metabolismo. Altre cause possono essere malformazioni congenite, traumi o movimenti I. Oppure, può esservi una degenerazione, data da un disturbo micro circolatorio, che innesta appunto la degenerazione. In sostanza, in entrambi i casi, siamo in presenza di un dolore sordo e costante, che diventa insopportabile e a volte, nel caso degli sportivi, che insistono a fare i movimenti non congrui, può diventare addirittura cronico Una delle cause più semplici di questi dolori può essere la tendinite, che è trattabile in modo farmacologico e fisioterapico con esiti molto positivi. Vi è anche la possibilità di una borsite, conseguenza della tendinite, con un accumulo di liquidi nella articolazione e in questo caso si parla anche di capsulite. Come si diceva, tutto questo può essere trattato con farmaci o fisioterapia, mentre, in presenza di artrosi, dovuta, in genere, ad un problema di tipo “meccanico” bisogna intervenire chirurgicamente, come anche nel caso di calcificazioni. A questo proposito, è molto importante che il chirurgo valuti con il paziente la situazione, perché, in qualche caso, la calcificazione non può ripristinare compiutamente i movimenti dell'arto. Va notato anche che la chirurgia della spalla è molto giovane ed è nata alla fine degli alla fine degli anni 80, come si diceva, negli Stati Uniti ed è arrivata in Puglia nel 2000. Diciamo anche che la spalla dolorosa o la spalla degenerativa sono spesso genericamente indicate con il termine di periartrite, che però è un termine obsoleto e del tutto superato. Tornando alla terapia, come si diceva, in molti casi è sufficiente un trattamento farmacologico, basato su infiltrazioni di liquidi sono cortisone (che però va usato con molta cautela) o l'acido ialuronico o anche il “gel piastrinico”, che viene ricavato per centrifugazione dalle piastrine (contenute nel sangue) del paziente stesso. Le infiltrazioni non sono curative ma sono coadiuvanti alla rieducazione del fisioterapista. La chirurgia è indispensabile in casi estremi ed è inevitabile, ad esempio, davanti a un caso di rottura della cuffia dei rotatori. Va detto che in presenza della situazione morfologica molto complessa della spalla, gli interventi chirurgici possono registrare fallimenti fino al 35% dei casi perché non è semplice ricollegare i tendini all'osso. In sostanza, l'intervento può servire ad evitare il dolore, ma non è detto che ripristini del tutto la mobilità. Nel caso di calcificazioni si possono utilizzare, per rimuoverle, le stesse tecniche utilizzate per distruggere i calcoli renali ma con maggiori precauzioni, oppure si può procedere per via artroscopia per svuotare le calcificazioni. In conclusione, il trattamento della spalla dolorosa dell'atleta o della spalla degenerativa si articola su molti fronti e gli interventi chirurgici vanno valutati con molta attenzione. Dunque, contrariamente a quanto si crede, il chirurgo deve cercare di evitare al massimo di intervenire fino a quando sia possibile, ricorrendo invece alle altre tecniche sopra illustrate.
Achille Cusani 13 Aprile 2017